redazione@girovagandonews.eu Whatsapp +39 (366)-(188)-545

Lea Massari

Lea Massari
Da: La foto del giorno Pubblicato In: Giugno 25, 2025 Visualizzato: 32

Lea Massari

DATI ANAGRAFICI DI LEA MASSARI
Età:91 anni Nasce a: ROMA (Italia)
Nasce il: 30/06/1933

BIOGRAFIA DI LEA MASSARI

Attrice. Nasce nel 1933 a ROMA (Italia) (ha 91 anni).
Tra i suoi film come interprete, ricordiamo:
VIAGGIO D'AMORE (1990), Segreti Segreti (1984), Cristo si è fermato a Eboli (1979), FUGA DALL'INFERNO (1979), FOTO RICORDO (1978), Antonio Gramsci: i giorni del carcere (1977), VIVERE GIOVANE (1977), La linea del fiume (1976), Caccia al montone (1975), CHI DICE DONNA DICE DONNA (1975), IL POLIZIOTTO DELLA BRIGATA CRIMINALE (1975), Allonsanfan (1974), UN CADAVERE DI TROPPO (1974), GRAZIE AMORE MIO (1973), La corsa della lepre attraverso i campi (1972), LA FEMME EN BLEU (1972), La prima notte di quiete (1972), L'UOMO CHE NON SEPPE TACERE (1972), QUESTO IMPOSSIBILE OGGETTO (1972), Un battito d'ali dopo la strage (1972), PAOLO E FRANCESCA (1971), SENZA VIA D'USCITA (1971), SOFFIO AL CUORE (1971), UN SOFFIO DI PIACERE (1971), L'amante (1970), IL GIARDINO DELLE DELIZIE (1967), Lo voglio morto (1967), Le soldatesse (1965), Made in Italy (1965), I cavalieri della vendetta (1964), IL RIBELLE DI ALGERI (1964), La città prigioniera (1962), LA MORTE SALE IN ASCENSORE (1962), Le quattro giornate di Napoli (1962), I sogni muoiono all'alba (1961), Il Colosso di Rodi (1961), MORTE DI UN BANDITO (1961), Una vita difficile (1961), LA GIORNATA BALORDA (1960), L'avventura (1960),

25 GIUGNO 2025

Morta Lea Massari, diva discreta e icona del cinema

Lea Massari, intensa interprete drammatica per grandi registi come Mario Monicelli, Sergio Leone, Michelangelo Antonioni e Dino Risi, elegante e aristocratica protagonista degli sceneggiati in bianco e nero della Rai, è morta all'età di 91 anni nella sua casa di Roma. La notizia della scomparsa, avvenuta lunedì 23 giugno, è stata diffusa oggi dal quotidiano Il Messaggero a funerali avvenuti, in forma strettamente privata, nella cattedrale di Sutri (Viterbo), a cui ha fatto seguito la sepoltura nel cimitero comunale, dove la famiglia possiede una cappella. Da più di trent'anni l'attrice si era ritirata dalle scene e dalla vita pubblica.

Dotata di una bellezza evidente ma non esibita, esente da ogni tentazione di divismo a causa del suo temperamento riservato, Massari ha ottenuto nel corso di una carriera trentennale il gradimento di un vasto pubblico, in Italia ma anche all'estero, in particolare in Francia dove ha recitato accanto a Jean Paul Belmondo, Yves Montand, Jean Louis Trintignant e Michel Piccoli.

Premiata con il David di Donatello come migliore attrice per le sue interpretazioni in «Una vita difficile» di Dino Risi e in «I sogni muoiono all'alba», entrambi apparsi nel 1961, Massari ha vinto anche due Nastro d'Argento come migliore attrice non protagonista per «La prima notte di quiete» (1972) e «Cristo si è fermato a Eboli» (1978).

Nata a Roma il 30 giugno 1933 come Anna Maria Massatani («sono venuta alla luce nel quartiere di Monteverde Vecchio e sono cresciuta tra Prati e Parioli, quando era ancora campagna», raccontò in un'intervista), durante l'adolescenza seguì il padre ingegnere vivendo in Spagna, Francia e Svizzera. Tornata a Roma, si iscrisse alla Facoltà di Architettura e per mantenersi agli studi intanto lavorava come indossatrice e collaborava con lo scenografo e costumista Piero Gherardi, amico di famiglia, che l'avvicinò al mondo del cinema.

Nel 1954 ottenne casualmente il suo primo ruolo cinematografico in «Proibito» di Mario Monicelli, riduzione del romanzo «La madre» di Grazia Deledda, recitando con Mel Ferrer e Amedeo Nazzari. A 22 anni, in occasione del suo esordio sul grande schermo, assume un nome d'arte in memoria del fidanzato Leo con cui avrebbe dovuto sposarsi, ma che morì a causa di un tragico incidente poco prima delle nozze.

La notorietà arrivò nel 1957 con il personaggio della giovane sposa nel film «I sogni nel cassetto» di Renato Castellani. Michelangelo Antonioni la scelse per «L'avventura» (1960), dove interpreta Anna, colei che misteriosamente scompare sull'isola, accanto alla malinconica Monica Vitti (Claudia).

Dopo aver lavorato nel drammatico «La giornata balorda» (1960) di Mauro Bolognini, Massari recitò «Una vita difficile» (1961) di Dino Rosi, dove disegnò mirabilmente l'innamorata e sensibile moglie Elena Pavinato, figlia della proprietaria dell'albergo, che uccide un nazista e salva così quel Silvio Magnozzi, combattente partigiano, interpretato da Alberto Sordi.

Sempre nel 1961 apparve nel film in costume «Il colosso di Rodi» di Sergio Leone nel ruolo di Diala, figlia dell'autore della statua. Nel fortunato 1961 Lea Massari apparve anche in «Morte di un bandito» (1961) diretto da Giuseppe Amato e liberamente ispirato alla figura di Salvatore Giuliano e in «I sogni muoiono all'alba» di Mario Craveri ed Enrico Gras, tratto da un testo teatrale di Indro Montanell, n cui interpreta la ribelle ungherese Anna Miklos, innamorata di un giornalista italiano comunista.

Dopo «Le quattro giornate di Napoli» (1962) di Nanni Loy, nel 1965 appare in «Le soldatesse» di Valerio Zurlini, ambientato in Grecia durante la Seconda guerra mondiale.

Già coinvolta in alcuni film stranieri - risale al 1962 «La città prigioniera di Joseph Anthony con Ben Gazzarra e David Niven, mentre al 1963 «I cavalieri della vendetta» di Carlos Saura -, negli anni Settanta furono i registi francesi a offrire a Lea Massari i ruoli più complessi e impegnativi della sua carriera: la moglie tradita nella relazione fra Michel Piccoli e Romy Schneider in «L'amante» (1970) di Claude Sautet; Clara, la madre che ha un legame incestuoso con il figlio adolescente in «Soffio al cuore» (1971) di Louis Malle.

Appare anche in «La corsa della lepre attraverso i campi» (1972) di René Clément, «La femme en bleu» (173) di Michel Deville (1973), «L'uomo che non seppe tacere» (1973) di Claude Pinoteau, «Un battito d'ali dopo la strage» (1973) di Pierre Granier-Deferre, «Questo impossibile oggetto» (1973) di John Frankenheimer.

Contemporaneamente Lea Massari continuò a lavorare anche in Italia, ancora per Valerio Zurlini in «La prima notte di quiete» (1972), accanto a Alain Delon e Alida Valli; nel film storico «Allonsanfàn» (1974) di Paolo e Vittorio Taviani, nel ruolo di Charlotte, frapposto tra Marcello Mastroianni e Laura Betti; in «Cristo si è fermato a Eboli» (1979) di Francesco Rosi, dall'omonimo romanzo di Carlo Levi, nel ruolo di Luisa Levi, accanto a Gian Maria Volonté.

Nel corso degli anni Ottanta le interpretazioni cinematografiche dell'attrice si sono diradate, malgrado l'indiscutibile profondità espressiva dimostrata in ogni prova. Nel 1984 ha lavorato nel thriller «Il settimo bersaglio» di Claude Pinoteau; mentre nel 1985 ha magistralmente delineato la parte breve ma intensa di una madre che si suicida in seguito all'arresto della figlia terrorista in «Segreti segreti» di Giuseppe Bertolucci.

La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 1990, nel film «Viaggio d'amore» di Ottavio Fabbri con Omar Sharif.

Il teatro è stata una costante presenza nell'attività lavorativa di Lea Massari, dove debuttò nel 1960 con «Due sull'altalena» di William Gibson diretta Arnoldo Foà. Memorabili le sue recite in «Il cerchio di gesso del Caucaso» di Bertolt Brecht, per la regia di Luigi Squarzina (1974) e «Sarah Barnum» di John Murrell, per la regia di Georges Wilson (1981).

Sul palcoscenico ebbe un significativo successo con «Rugantino» (1962) di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, che le affidarono la debuttante Rosetta della commedia musicale accanto a Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e Bice Valori.

Massari ha guadagnato l'apprezzamento del pubblico e della critica anche con le sue interpretazioni televisive, in particolare sostenendo brillantemente il ruolo di molti personaggi letterari negli sceneggiati tratti dai grandi romanzi: è stata la Monaca di Monza ne «I promessi sposi» (1967), Agrafena Aleksandrovna in «I fratelli Karamazov» (1970) e la protagonista di «Anna Karenina» (1974) tutti diretti da Sandro Bolchi.

Proprio la sua intensa interpretazione dell'eroina del romanzo di Lev Tolstoj pubblicato nel 1877 le valse l'invito come membro della giuria al Festival di Cannes nel 1975. Per la Rai ha recitato in numerose riduzioni di testi teatrali negli anni '60. La sua ultima apparizione sul piccolo schermo risale a «Una donna spezzata» (1988) di Marco Leto, tratto dal romanzo di Simone de Beauvoir e sceneggiato dalla stessa Massari.

Non più incuriosita dal cinema, l'attrice si ritirò dalle scene e si trasferì in Sardegna nella seconda metà degli anni '80 con il marito Carlo Bianchini, ex comandante pilota di Alitalia, che aveva sposato nel 1963 e da cui si era separata nel 2004. La coppia non ha avuto figli.

Da allora l'attrice è stata impegnata in varie campagne per la difesa degli animali e contro la vivisezione. Con le sue battagli animaliste ha sostenuto anche vari canili; è stata attivista della Lega per l'abolizione della caccia e aveva scelto ormai in età matura di non mangiare carne.

«Mio padre era un cacciatore e anch'io, da giovane, sparavo - ha raccontato Massari in un'intervista -. Mentre giravo "Le soldatesse" di Zurlini in Jugoslavia, mi venne a trovare mio marito e andammo a caccia con due amici. Insomma, loro avevano preso tre lepri, io niente… a fine giornata ero così frustrata che sentii un fruscio e sparai al volo senza pensare. Era un cucciolo di lepre e mi è morto in braccio: conservo ancora la giacca macchiata di sangue. Da allora ho giurato di smettere con la caccia. Ma gli animali li avevo sempre amati, fin da bambina, quando andavo a portare da bere ai cani da caccia di mio padre».

Nel 1994, a seguito di una crisi finanziaria, l'attrice mise all'asta i suoi i novecento gioielli e tenne a dichiarare: «Mi privo di questi preziosi, raccolti con tanto amore, per mantenere il mio abituale tenore di vita, ma soprattutto per riuscire a seguire le mie grandi passioni: la musica e i cani».

Nella sua casa in Sardegna amava farsi fotografare in compagnia dei suoi tre amati cani. Quanto ai rimpianti di una lunga e fortunata carriera, Lea Massari ha ammesso di averne avuto uno solo: «8½ di Federico Fellini. Avrei fatto il salto mortale per avere il ruolo che fu di Anouk Aimée, ma quando feci il provino con Mastroianni, Piero Gherardi mi conciò in modo assurdo con una parrucca nera da Sofonisba e due tette così sotto il vestito. Voleva che Federico scegliessere Anouk e così fu. Ma a posteriori non saprei dargli torto!»

Girovagando


Attualità

La Radio


Seguici su