Giovanni Allevi: «Calvo, imbottito di oppioidi, ridotto a 63 chili»
Nel cuore del Forum di Assago, davanti a una platea di seimila studenti lombardi, Giovanni Allevi, celebre pianista e compositore, ha condiviso un capitolo toccante e intimo della sua vita.Iniziando il suo discorso, Allevi ha descritto il giorno in cui ha ripreso a sperare.«E, allora, ci siamo – ha iniziato con voce calma ma carica di emozione – dalla porta una mattina entra un giovane dottore con veemenza senza bussare, agitando dei fogli. “Maestro, hai tredici globuli bianchi!”, mi dice.
Con il mio solito senso dell'umorismo gli rispondo: “Dottore, non sono un po’ pochini?”. Ma lui sorride e se ne va. In quel momento non capivo, ma era l'inizio di una nuova vita per me», riporta il Corriere della Sera.Queste parole hanno introdotto un momento di svolta nella lotta di Allevi contro il mieloma, un tipo di cancro che lo aveva portato ai limiti della resistenza fisica e mentale. Ha raccontato di essere stato «calvo, imbottito di oppioidi, ridotto a 63 chili», un uomo sull'orlo della disperazione. Eppure, in questa oscurità, ha trovato la luce: «Quando il dottore mi ha detto dei tredici globuli bianchi, ho capito che la vita stava riprendendo il sopravvento. È stato come essere investito da un camion di felicità. Non ero felice per i successi professionali o per cose materiali, ero felice perché ero vivo»
.La malattia ha insegnato a Allevi lezioni di vita inaspettate, spingendolo a riconsiderare i valori fondamentali e a trovare forza nelle piccole gioie quotidiane. «La malattia mi ha insegnato a dominare su me stesso, sulle mie paure e ansie. Ho dovuto imparare a sorridere anche quando il dolore fisico era insopportabile», ha condiviso enfatizzando come il sostegno della sua famiglia e il rifugio nella cultura siano stati i pilastri della sua resilienza.Nonostante le difficoltà, Allevi non ha mai perso la speranza. Troppo debole per leggere, ha ascoltato conferenze di storia, filosofia e letteratura classica, trovando conforto e ispirazione nelle storie di altri. «Scoprire che la fragilità umana non era solo un fatto mio mi ha fatto sentire meno solo. La cultura è stata il mio faro nella tempesta», ha detto con voce commossa.
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