Gratteri, Napoli e il caso Geolier: «Canzoni neomelodiche usate per i messaggi ai clan»
«Se facciamo test psico-attitudinali per i magistrati facciamoli pure per tutti gli altri funzionari pubblici, per chiunque abbia un incarico importante, anche a chi governa e a questo punto, dato che ci troviamo, facciamo anche i test sulla positività alla cocaina perché uno sotto effetti di stupefacenti può fare cose sbagliate oppure può essere ricattato. Facciamo pure i narcotest, seguendo le stesse modalità che si immaginano per i test sui magistrati». È la provocazione del procuratore di Napoli Nicola Gratteri ospite della trasmissione radiofonica Ping Pong su Radio 1.
No comment del magistrato sull'inchiesta della procura di Perugia sui dossieraggi: «Ci sono indagini in corso». Sul tema delle intercettazioni Gratteri ne ha difeso l'importanza processuale: «Sulle intercettazioni il ministro ha detto tante cose da ottobre ad oggi. Il ministro dice che costano troppo, 170 milioni di euro all'anno, ma solo in una operazione di antiriciclaggio abbiamo sequestrato valori per 2 miliardi e 600 milioni oltre a una banca. Se questa è la spesa lo Stato ci guadagna».
«I giovani prima utilizzavano Facebook, ora utilizzano Tik Tok per comunicare in modo mafioso anche attraverso le canzoni neomelodiche o il rap, e per mandare messaggi alle altre organizzazioni in contrasto tra loro», l'allarme lanciato dal procuratore di Napoli rispondendo a una domanda sulla polemica innescata da Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò, il musicista ucciso per errore a Napoli, sul premio conferito dal Comune al cantante Geolier e non anche al figlio: «Non posso dare un giudizio, sono uno dei pochi che non ha visto Sanremo per cui non posso dare una valutazione. Quanto alla storia di Giogiò, la procura è impegnatissima per la morte di questo ragazzo solo perché camminando ha pestato una scarpa. La mamma ha tutte le ragioni del mondo per arrabbiarsi, per protestare e nessuno pensa possa permettersi di criticarla». Sui suoi primi mesi alla guida della procura partenopea Gratteri ha detto: «A Napoli sta andando molto bene, meglio del previsto. Sto facendo tante cose belle, ma soprattutto ho creato un clima e una sinergia tra polizia giudiziaria e magistrati. Una procura che ancora può crescere, ha un grande potenziale, ci vorrà un po' di tempio per andare a regime».
E alla proposta rilanciata nei giorni scorsi dal leader del Pd Elly Schlein di legalizzare la cannabis, risponde: «Sulla legalizzazione delle droghe leggere - ha detto Gratteri intervenendo in radio a 'Ping Pong' - sono assolutamente contrario. Non è vero come dicono quelli che la vogliono legalizzare che la vendita di stupefacenti in farmacia sarebbe un deterrente perché i ragazzi andrebbero comunque dagli spacciatori, anche per beneficiare di prezzi più bassi. Un grammo di cocaina costa mediamente 60 euro, un grammo di marijuana circa 5 euro. Quale sarebbe questo grande impoverimento delle mafie rispetto al business? A meno che come dice l'on. Giachetti non legalizziamo la cocaina. Resta poi il problema dove andremmo a comprarla questa cocaina visto che non esiste nessuna parte al mondo, neanche tra i paesi produttori come Bolivia, Perù e Colombia, dove si vende la cocaina in modo legale».
«Penso che sulla giustizia Giorgia Meloni sia mal consigliata. Ho conosciuto Carlo Nordio quando è venuto a Catanzaro a inaugurare la nuova procura, persona estremamente brillante, simpatica e colta, esperto d'arte, ma sul fronte delle riforme in tema di giustizia non c'è una misura che abbia apprezzato» ha spiegato poi Gratteri.
Il sovraffollamento delle carceri e la riforma del Guardasigilli sulla custodia cautelare tra i temi trattati: «Premesso che è un problema comune a tutti gli stati d'Europa - ha detto il magistrato - in Italia è stato spesso risolto con la scorciatoia di indulti e amnistie. Penso che finora non si sia affrontato il problema in modo sistematico. Penso ad esempio che le carceri costruite in cemento armato si potrebbero ampliare allungandole con delle sezioni e se non si fa ora con i soldi del Pnrr non so quando. Credo inoltre che le carceri siano piene di tossicodipendenti e che questi ragazzi vadano portati in centri terapeutici. Inoltre nelle carceri ci sono centinaia di malati di mente, penso che questa gente andrebbe portata fuori e assumere medici e infermieri per poterli curare. In questo modo si risolve il problema delle carceri».
Quanto al progetto del Guardasigilli Nordio di far firmare la custodia cautelare a un collegio composto da tre giudici Gratteri boccia l'idea come irrealizzabile. «È semplicemente un'utopia - spiega - soprattutto nei tribunali più piccoli dove ci sono sei sette magistrati. Se in tre firmano e un altro deve fare da Gup e se tra i giudici poi c'è una donna incinta come si fa? Va preso da un altro tribunale vicino. In questo momento è semplicemente irrealizzabile». Per il magistrato a capo della procura di Napoli lo Stato dovrebbe fare di più anche sul fronte delle nuove tecnologie: «Lo Stato non ha pensato di investire in tecnologie negli anni passati e non ha pensato di assumere anche hacker buoni o ingegneri informatici. Sulla tecnologia altre polizie, tedeschi, francesi e olandesi, stanno avanti avendo accesso a piattaforme che noi non intercettiamo».
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