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13enne violentata a Catania da 7 egiziani nei bagni della villa comunale sotto gli occhi del fidanzato: 7 fermati (3 minorenni). Meloni: «Sia fatta giustizia»

13enne violentata a Catania da 7 egiziani nei bagni della villa comunale sotto gli occhi del fidanzato: 7 fermati (3 minorenni). Meloni: «Sia fatta giustizia»
Da: Girovagando Pubblicato In: Febbraio 03, 2024 Visualizzato: 661

13enne violentata a Catania da 7 egiziani nei bagni della villa comunale sotto gli occhi del fidanzato: 7 fermati (3 minorenni). Meloni: «Sia fatta giustizia»

Stuprata a 13 anni da due minorenni mentre gli altri cinque membri del branco guardavano la scena, minacciando e immobilizzando il fidanzato diciassettenne. La violenza sessuale è avvenuta a Villa Bellini, il più grande giardino pubblico di Catania, un luogo di svago e relax in pieno centro per migliaia di ragazzi e ragazze catanesi, famiglie, anziani e da cui si accede anche da via Etnea, la strada principale della città. Ed è avvenuta il 30 gennaio attorno alle 19.30, giorno in cui iniziano le celebrazioni in onore della patrona Sant'Agata con le strade affollate da migliaia di cittadini e turisti. «Esprimo la mia solidarietà a lei, lo Stato c'è e garantirà che sia fatta giustizia» dice la premier Giorgia Meloni in visita proprio a Catania dicendosi «molto colpita» dalla vicenda.

Cosa è successo

Secondo le notizie rese note dagli inquirenti la vittima e il fidanzato sarebbero stati importunati appena fuori dai bagni del giardino, da sette ragazzi di origine egiziana. La ragazzina sarebbe stata infastidita da alcuni di loro e dopo la reazione dei due fidanzati i sette, tre dei quali minorenni, li avrebbero fatti entrare nei bagni con la forza. Due di loro, minorenni, mentre gli altri tenevano fermo il fidanzato, avrebbero abusato più volte della tredicenne che a un certo punto ha trovato la forza di divincolarsi e fuggire raggiungendo via Etnea. Lì è stata soccorsa da alcuni passanti.

I soccorsi

La ragazzina si è accasciata a terra piangendo, con accanto il suo fidanzato anche lui in lacrime. Alcune persone hanno chiamato i carabinieri. La procura catanese con il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Anna Trinchillo, ha emesso i decreti di fermo per i 4 maggiorenni del gruppo mentre sui tre minori è intervenuta la procura dei minorenni diretta dalla procuratrice Carla Santocono. I sette indagati sono accusati di violenza sessuale di gruppo. Uno degli indagati avrebbe collaborato e fornito riscontri ai carabinieri, dando indicazioni per identificare gli altri suoi connazionali che sono stati fermati.

Gli aggressori

La vittima avrebbe riconosciuto uno degli aggressori. I sette indagati, si legge in una nota congiunta delle due Procure, sono «entrati in Italia da minorenni accolti in alcune strutture». Nei loro confronti, in quanto minori, vige infatti «il divieto di espulsione con la possibilità del rilascio da parte della Questura del permesso di soggiorno fino al compimento della maggiore età». In meno di 48 ore i carabinieri sono riusciti a chiudere le indagini nei loro confronti e ieri pomeriggio è scattato il blitz, durato fino a questa mattina quando oltre ai due minori responsabili materiali della violenza è stato rintracciato anche l'ultimo dei sette ragazzi, che si era dato alla fuga.

La cattura

Per la cattura, sottolineano le procure, è stato «assolutamente rilevante» l'aspetto delle investigazioni scientifiche. Il personale specializzato del comando provinciale dei carabinieri di Catania è infatti riuscito, attraverso un minuzioso studio delle tracce forensi, a individuare in meno di 24 ore le tracce biologiche relative alla violenza. Tracce che, analizzate in pochissime ore dal Ris di Messina, hanno restituito un «match» positivo coincidente con quello del minore che avrebbe fisicamente violentato la 13enne«. Tre dei fermati sono stati portati nel carcere di Catania Piazza Lanza e uno è agli arresti domiciliari, mentre i tre minori sono detenuti al Centro precautelare di prima accoglienza di Catania. Ad uno di loro dovrà ora essere trovato anche un altro avvocato perché il legale nominato d'ufficio, Giovanni Avila, non ha accettato l'incarico. E la Lega torna ad invocare la castrazione chimica. »Non venitemi a parlare di 'tolleranzà o 'errorè - dice Matteo Salvini - Davanti ad orrori del genere non può esistere clemenza ma soltanto una cura: castrazione chimica. Conto che la proposta presentata dalla Lega venga votata al più presto«.


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