«Mia moglie mi picchia, ho paura»: donna indagata a Padova. L’uomo scappa di casa: «Colpito più volte»
Alessio ha 56 anni, è benestante, ha una moglie, due figli e, alle spalle, un anno e mezzo di furibondi litigi. È lui uno dei due protagonisti di una vicenda che ha come sfondo la città di Padova e, come altro personaggio decisivo, sua moglie, coniuge di una vita. E che, secondo gli inquirenti, lo avrebbe più volte picchiato.La Procura di Padova ha deciso infatti di iscrivere la donna nel registro degli indagati per maltrattamenti aggravati. Aggravati dalla circostanza che ad assistere alle vessazioni c’erano anche i figli.
L’indagine
Succede tutto in un paese della cintura padovana, dove vivono il cinquantacinquenne Alessio e la sua famiglia. La vicenda esplode lunedì 18 dicembre intorno alle 18.30. Marito e moglie sono in casa con il figlio piccolo, minorenne. Lei è in camera da letto da qualche ora, lui la raggiunge per capirne di più. «Mi ha detto che non tollera più la mia presenza», dichiarerà l’uomo ai carabinieri. Il motivo? Da un anno e mezzo il loro rapporto vacilla, da quando l’uomo le ha detto che vorrebbe separarsi. Lei pensa che ci sia di mezza un’altra e s’infuria spesso. «Succede che mi prenda a botte», è l’accusa del marito. Possibile? Cioè, possibile che lei lo meni e lui non reagisca? «Risulta che l’abbia picchiato più volte», tagliano corto gli inquirenti.
Il litigio
Quella sera Alessio le busca. Lei cerca di prendergli il telefonino dove pensa ci sia l’audio del suo sfogo, lui tenta di fuggire correndo giù per le scale, la moglie lo raggiunge, gli strappa gli occhiali e gli rifila un paio di cazzotti. Dolorante e spaventato, Alessio esce di casa e chiama un amico, Stefano, raccontandogli tutto. Stefano ascolta, lo consola, lo raggiunge. Nel frattempo, pensando che la lite fra coniugi degenerasse, avverte i carabinieri. I quali mandano subito una gazzella all’indirizzo di casa della famiglia. E lì, sorpresa, trovano l’uomo ad attenderli ma della moglie nessuna traccia. Dov’è finita? «Se n’è andata, non vorrei che pensasse a un gesto inconsulto», teme Alessio. Gli uomini dell’Arma cercano allora di rintracciarla. «Sono tranquilla ma non voglio tornare», risponde la donna. E riattacca. Con l’aiuto della Polfer la rintracciano davanti alla stazione ferroviaria di Mestrino. E’ in macchina, sola, con un panino in mano. «Non voglio suicidarmi, mi sono fermata qui a mangiare qualcosa che ho preso al Despar». Insomma, scene buone per un film dei fratelli Coen, i maestri del grottesco. Entrambi i coniugi scappano di casa dicendo di non volere più stare con l’altro. Lui dolorante, lei disperata.
L’allontanamento
«Allontanamento d’urgenza dalla casa familiare», decide il pm pensando alla donna. «Io ho paura per la mia incolumità e per quella dei nostri figli — mette infatti a verbale Alessio —. Ma mi rendo conto che mia moglie non saprebbe dove andare». Risultato: il marito prende armi e bagagli suoi e del figlio piccolo, lascia del denaro sul tavolo di casa per la moglie e punta la macchina sull’abitazione dei nonni. E lì si sistema. Il primogenito, sempre minorenne, rimane invece con la madre. «Previo consenso del padre che non voleva lasciare sola la moglie», scrivono i carabinieri. Magistrato e carabinieri hanno così risolto l’emergenza. Ma la vicenda di Alessio e della sua famiglia non è finita qui. Alessio viene sentito dai carabinieri e decide di non sporgere denuncia per non mettere in difficoltà la moglie. Ma l’inchiesta della Procura è ormai partita e l’indagata è lei, la parte offesa lui.
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