Giulia Checchettin:Filippo Turetta cambia cella, è protesta in carcere. «Solo due detenuti sono disposti a stare con lui»
La prossima settimana saranno trascorsi due mesi dal femminicidio di Giulia Cecchettin. Dopo quasi cinquanta giorni passati nella casa circondariale di Montorio Veronese, il reo confesso Filippo Turetta sarebbe in procinto di cambiare sezione: dalla sesta, cioè l’infermeria, alla terza, che è la più sovraffollata. Ma secondo radio-carcere, «solo due detenuti»
sarebbero disponibili a condividere la cella con lui, il che comporterebbe una serie di spostamenti che allungherebbero i tempi del trasferimento. Una vicenda che riaccende i riflettori sul penitenziario scaligero, dove dopo l’Epifania andrà in visita il sottosegretario Andrea Ostellari (Lega) con il deputato Ciro Maschio (Fratelli d’Italia), per esaminare i problemi denunciati anche ieri dall’associazione Sbarre di Zucchero.
TRAGICA CONTA
I portavoce Monica Bizaj, Micaela Tosato e Marco Costantini hanno riferito che è stato sfiorato un nuovo dramma: «L’anno 2023 si è appena concluso con una tragica conta dei detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane, ben 68, secondo il dossier “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti; e proprio l’ultimo giorno dell’anno abbiamo avuto notizia, da fonte certa, di un tentativo di suicidio, sventato dal pronto intervento dei compagni di cella, nel carcere di Montorio, Verona.
Sì, sempre ed ancora Montorio, l’istituto nel quale si sono suicidati 3 ragazzi in meno di un mese tra il novembre ed il dicembre scorso, ma che è balzato agli onori delle cronache solo ed esclusivamente per l’azzardata decisione di detenere in questo carcere, già martoriato da croniche problematiche, Filippo Turetta».
DIRITTI
Nei primi giorni della sua reclusione, l’associazione aveva reso noto il malumore che serpeggiava «tra detenuti, parenti ed avvocati» per le ripercussioni organizzative dell’attenzione mediatica riservata al 22enne di Torreglia, dopodiché aveva scelto la linea del silenzio. Ma dopo la morte dei giovani Farhady Mortaza, Giovanni Polin e Oussama Sadek, «non possiamo tacere di fronte al differente trattamento detentivo», hanno dichiarato Bizaj, Tosato e Costantini: «C’è chi può trascorrere il tempo giocando con la PlayStation e c’è chi viene abbandonato in una cella di isolamento, con le mure imbrattate di escrementi ed allora vogliamo capire perché esistano dei privilegi, perché un diritto se non è per tutti diventa un privilegio a tutti gli effetti e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla». Niente di personale nei confronti di Turetta e della ventina di reclusi in infermeria, evidentemente, ma la richiesta di un piano per la riqualificazione delle altre sezioni, sul fronte delle opportunità lavorative, dell’assistenza medica e della situazione igienico-sanitaria.
NODI
Tutti nodi che potranno essere affrontati in occasione della visita del senatore padovano Ostellari con il deputato veronese Maschio. Dello stato in cui versano le prigioni ha parlato ieri la premier Giorgia Meloni, ribadendo la linea già illustrata dal sottosegretario alla Giustizia: «Ereditiamo una situazione complessa con un sovraffollamento cronico intorno al 120%. Non credo che questo problema si possa risolvere con amnistie, indulti o svuota-carceri. Bisogna trovare un’altra soluzione: rafforzare il personale di polizia penitenziaria e ampliare la capienza delle carceri, che è il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo». Considerazioni espresse nelle ore in cui Elena Cecchettin ha ricordato sua sorella Giulia postando su Instagram un loro selfie scattato nei tempi felici, sul sottofondo di una canzone che gronda rimpianto e nostalgia: «È stato un lungo, solitario dicembre. Vorrei aver saputo che meno è meglio...».
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